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mercoledì 26 aprile 2017

L’inizio di un amore.

Oggi, alla soglia delle cinquantadue primavere, sono quello che per definizione sarebbe un surfcastman, un amante della pesca dalla spiaggia.
In realtà mi diletto in questa disciplina unitamente ad un foltissimo gruppo di amici, “Quelli della Pesca Roma”.



Avevo sedici anni quando per la prima volta provai l’ebrezza del contatto con il mondo della pesca: mi trovavo in vacanza assieme alla mia famiglia in quella bellissima isola che è la Trinacria,
e per la precisione nella città di Gela (CL) e mentre facevamo visita a degli zii notai che sul balcone era riposta una vecchissima canna fissa in bambù in tre sezioni.



















 Incuriosito, la presi in mano e vidi che vi era attaccata una lenza che sarà stata del diametro dello 0.40 con un bell’amo di grosse dimensioni e per galleggiante un piccolo tappo di sughero.
Alla vista di cotanta attrezzatura, chiesi se potevo averla in prestito per provare a pescare e la risposta fu un bel SI.
Felice della risposta, mi feci spiegare cosa mettere sull’amo come esca e la risposta fu mollica di pane e formaggio pecorino grattugiato, benissimo tutti ingredienti presenti in casa.

Pieno di aspettative e con l’attrezzatura completa al seguito, arrivai sul pontile, sul lungomare posto proprio sotto al palazzo del Municipio, dove vedevo già piazzati alcuni pescatori all’opera.


Rimasi incredibilmente colpito nell’osservare che questi adoperassero una particolare attrezzatura artigianale, cioè un pezzo di manico di scopa con in punta un ciuffo di setole a formare un piccolo arco dal quale passava una lunga lenza con attaccato un bell’ancorotto e per esca una pasta fatta con mollica di pane e pecorino.
Il ciuffo fungeva da avvisatore della mangiata, infatti al minimo movimento di queste setole, il pescatore di turno, prontamente ferrava e spesso e volentieri catturava bei cefali.

Nel vedere queste scene l’adrenalina saliva a mille: ero poco più che un bambino, ma tutto ciò mi stava appassionando e rimasi lì tutto il pomeriggio, speranzoso di poter prendere anch’io qualche bella preda.
Non catturai nulla, ma le immagini di quel giorno rimarranno per sempre impresse nei miei ricordi.
Quella è stata l’esperienza che mi ha avvicinato a questo fantastico mondo che è la pesca!
Certo oggi tutto è molto più semplice, ci sono attrezzature sempre più performanti e costose, che nulla hanno a che vedere con quella da me sperimentata quel giorno e per tutta la durata della vacanza.
Tuttavia le sensazioni che provai quel giorno, credo, difficilmente possano ripetersi. ma ciò che conta è continuare a calpestare gli arenili stando a contatto con la natura e, anche se le prede scarseggiano, rimangono le grasse risate con i cari amici che condividono questa immensa passione e che ci fanno tornare a casa stanchi ma con il cuore e l’animo sereno.




Mi auguro che qualcuno si possa rivedere in questo mio ricordo e colgo l’occasione per poter salutare la grande famiglia QDPR alla quale sono onorato di appartenere.

Pino